Morfina, cortisone e ozono sono nemici o alleati del paziente?
Dottoressa parliamo di morfina, cortisone e ozono. Non è che la morfina sia il diavolo in persona, il cortisone la panacea di tutti i mali e l’ozono un palliativo. Ci fa capire l’importanza di queste sostanze nella terapia del dolore?
“Mi fa piacere questa domanda perché spesso quando spiego ai pazienti la terapia farmacologica che imposto e che spesso utilizza farmaci come appunto la morfina o derivati, il paziente ha un sobbalzo, sgrana gli occhi e mi dice “… dottoressa, quindi sto male, sto morendo…”. Non è assolutamente così: è che molte volte l’intensità del dolore è talmente elevata che è necessario utilizzare farmaci di adeguata potenza. Diciamo che gli oppiacei, il cortisone o l’ozono sono validissimi strumenti di cura, che vanno scelti in maniera appropriata, a seconda del problema. Non è la perfezione uno e il diavolo l’altro: se esistesse una sostanza in grado di risolvere tutti i problemi oggi non ne staremmo certamente parlando. Si tratta di tre utili strumenti che vengono applicati in condizioni adeguate e quando utilizzati a ragion veduta danno dei buoni risultati. A volte uno può sostituire l’altro, in particolar modo mi riferisco all’ozono nei confronti del cortisone e viceversa a seconda del quadro clinico e di eventuali limitazioni terapeutiche. Non tutti i pazienti possono essere sottoposti allo stesso tipo di trattamento per tante ragioni: ci sono delle condizioni nelle quali ad esempio l’ozono non può essere utilizzato o viceversa quelle condizioni in cui il cortisone ci pone dei limiti; avere una valida alternativa secondo me è un opportunità estremamente utile per poter portare avanti un percorso di cura adeguato”.
La morfina, però, è un antidolorifico, mentre il cortisone e l’ozono sono degli antinfiammatori, quindi, rispetto alla morfina, possono agire anche sulla causa del dolore e non solo sulla sintomatologia.
“Certamente. Quando la fonte del dolore è sostenuta da un processo infiammatorio hanno un impatto importante da questo punto di vista”. In modo particolare l’ozono che trova il suo impiego in moltissimi modi e, in ambito ospedaliero, può garantire ad esempio nell’ernia del disco una netta riduzione volumetrica.
Quali sono le controindicazioni del cortisone?
“Ci possono essere delle condizioni cliniche che ne limitano l’utilizzo: il malato affetto da osteoporosi molto grave, ad esempio, perché il cortisone ha un impatto sull’osso; il malato che ha un quadro cardiaco scompensato, perché il cortisone può determinare squilibri pressori importanti; non possono usarlo, se non in dosi leggere, i pazienti diabetici; sono svariate le condizioni in cui bisogna stare attenti all’utilizzo del cortisone in termini di dosaggio, ma anche di durata. Spesso, purtroppo, le patologie che noi trattiamo richiedono dei trattamenti abbastanza lunghi nel tempo; insomma, si tratta di un farmaco che può avere una serie di ripercussioni di cui bisogna tenere conto. Ciò non vuole dire che non si possa usare in senso assoluto, ma ci sono delle condizioni in cui è fondamentale il suo utilizzo e porta degli ottimi risultati però bisogna essere consapevoli che non in tutti i pazienti può essere usato con tanta facilità”.
E il trattamento con l’ozono invece quanto tempo richiede? Quanto durano i trattamenti? Ci sono controindicazioni?
“L’ozono richiedere tempo. Ci sono tanti pazienti che già dalle prime sedute hanno delle ottime risposte, però mediamente i primi risultati arrivano un pochino più diluiti nel tempo, quindi è un trattamento che richiede diverse sedute. Per gestire una fase acuta di dolore le sedute sono abbastanza ravvicinate nel tempo, ma è importante prendere poi in considerazione il percorso di mantenimento. L’ozono, non avendo effetti collaterali, ci permette di essere usato nel tempo e quindi di mantenere il risultato ottenuto”.
Quante sono teoricamente le sedute ai quali i pazienti vengono sottoposti? Ci sono poi altri percorsi legati alla terapia del dolore che si possono inserire in un trattamento già stabilito piuttosto che in un altro?
“Mediamente, in un evento acuto parliamo di 10-12 sedute che vengono fatte a distanza abbastanza ravvicinata, circa due alla settimana. Io, ovviamente, occupandomi di terapia del dolore posso offrire diversi percorsi, quindi se ho identificato l’ozono come scelta iniziale ma, a un certo punto, non ci dà il risultato atteso, abitualmente sono la prima a interrompere il trattamento, indirizzando il paziente verso altre opzioni di cura per arrivare al risultato che ci siamo prefissati”.