Palestra, pesi e integratori alimentari sono fondamentali nella riabilitazione
All’inizio della nostra chiacchierata hai parlato del riportare le persone allo stato naturale di salute senza inseguire mode, ma con la certezza del lavoro già testato dalla scienza. Non credi però che fra le varie novità che arrivano da ogni parte del mondo, ci sia qualcosa di concreto e di efficace?
“I metodi nel campo riabilitativo sono infiniti e continuano a crescere di giorno in giorno; quello che ritengo differenzi un professionista, da chi non lo è, è sicuramente la capacità di adottare non singoli metodi, ma un approccio metodologico-critico, quindi analizzare il problema nel dettaglio per poi proporre nel proprio ambulatorio o in palestra un percorso di cura specifico per quella persona e per l’obiettivo che intende raggiungere. Questo significa partire sempre dalle linee guida; in medicina basata sulle evidenze si parte proprio da quelle, da ciò che è dimostrato, sostenuto da prove di efficacia, per poi affinare il tiro e personalizzare il programma riabilitativo; è lì che il professionista deve fare la differenza con la propria competenza e capacità relazionale”.
In futuro credi di voler fare anche il preparatore atletico?
“E’ un mio obiettivo allargare le mie conoscenze anche nel campo della preparazione atletica o comunque della scienza dell’allenamento e del condizionamento fisico, visto che la letteratura scientifica dimostra come in realtà non ci siano abissali differenze fra riabilitazione e allenamento; ciò che fa la differenza è il dolore. In preparazione io alleno delle capacità neuromotorie per sviluppare determinate performance, mentre in riabilitazione alleno delle capacità neuromotorie per recuperare una performance e lenire il dolore, quindi è mio interesse, ma soprattutto è indicato dalle linee guida della letteratura, adottare un approccio sempre più attivo e soprattutto sempre più finalizzato al recupero del movimento e della forza.
Cambiamo argomento, palestra e pesi molte volte vengono associate col mondo del culturismo, ma le palestre e i pesi servono anche e soprattutto per la riabilitazione; poi, c’è anche la sfera del culturismo che è una disciplina a sé. Sei d’accordo?
“Certamente, il bodybuilding è una disciplina a sé, molto conosciuta, associata spesso e univocamente all’allenamento con i pesi e alla palestra. Nel caso della riabilitazione, il paziente o l’atleta viene in palestra, non per sviluppare un profilo estetico, o almeno non come primo obiettivo, ma per sviluppare delle capacità che possono essere allenate sottoponendo il soggetto a uno stress. Grazie a questo “eustress” il fisico viene portato verso un adattamento che poi l’atleta riuscirà ad implementare sul campo per migliorare la prestazione”.
Gli integratori alimentari possono essere utili anche a livello riabilitativo?
“È una domanda molto azzeccata perché sugli integratori e sull’integrazione, pur non essendo direttamente il mio campo, credo ci sia da fare un breve ragionamento. Il raggiungimento di un’adeguata quota proteica giornaliera ritengo sia fondamentale: la sufficienza dell’apporto di proteine, a mio avviso, è indispensabile sia in fase riabilitativa che in fase di preparazione. Gli integratori proteici sono in grado (in caso l’alimentazione di per se non lo garantisca) di sostenere lo stimolo muscolare e neuromoscolare; la scienza degli integratori, però, è molto complessa e sarebbe necessario aprire un lungo capitolo a parte. A tal proposito voglio però specificare un concetto che ritengo importantissimo: anche un paziente ospedalizzato o nella in fase riabilitativa dovrebbe raggiungere una sufficiente quota proteica giornaliera che gli consenta di avere una buona risposta anabolica, prevenendo così in parte la sarcopenia e il decondizionamento muscolare.
Un atleta si fa male, ma è il migliore della squadra e allenatori e dirigenti ti chiedono di recuperarlo in fretta in vista del big match. Ti è mai arrivata una richiesta del genere? Come ci si comporta?
“Sì, mi è capitato, ma spesso i tempi brevi di recupero sportivo non coincidono con i tempi di recupero biologico; ciò che fa maggiormente la differenza è la natura del problema, in relazione ovviamente ai tempi di recupero. Talvolta, infatti, è possibile organizzare recuperi lampo, ma ciò non significa che il problema sia risolto; anzi, spesso viene soltanto rimandato, col rischio di un peggioramento”.
Quindi, meglio aspettare i tempi dovuti per evitare rischi futuri…
“Sembra una banalità, ma a volte è proprio così. Il primo parametro che viene utilizzato dai professionisti del settore per valutare l’entità di un problema è il dolore: Il dolore non è però un indicatore affidabile di gravità della lesione, ma solo un indicatore di danno in atto o potenziale che si può manipolare efficacemente con specifiche metodiche (ad esempio farmaci e terapia manuale). Superato il match, l’atleta deve assolutamente sottoporsi al giusto percorso riabilitativo per riequilibrare il proprio fisico sottoponendolo a uno stress di resistenza-resilienza finalizzato a valicare quel momento”.
Chiudiamo con un consiglio rivolto un po’ a tutti, visto che qui a 3C Salute ti capita di curare persone anziane, di mezza età e ragazzi giovani…
“Per quanto mi riguarda la casistica di pazienti che qui seguo settimanalmente va dall’adolescente che si fa male mentre si cimenta nel suo sport preferito o semplicemente nella vita quotidiana, al signore anziano che cerca di recuperare qualche abilità motoria dopo un trauma o un intervento chirurgico. A tal proposito, vorrei riprendere le linee guida pubblicate dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2020, che consiglia e promuove un’attività fisica intensa o moderata che sia, più volte a settimana, per poi introdurre una novità, ossia un’attività non solo di natura aerobica, quindi corsa o camminata, ma anche di rinforzo muscolare per il bilanciamento e il consolidamento del sistema muscolo-scheletrico, attraverso l’utilizzo di pesi o di ciò di chi si dispone in quel momento. Il tutto, poi, viene “condito” da un consiglio che tutti conosciamo, ma che spesso dimentichiamo: “una nutrizione bilanciata”.
Verissimo. Si dice infatti che noi siamo ciò che mangiamo…
“Esatto, i cappelletti sono deliziosi e lo dico da buon reggiano, ma nel caso in cui si esageri, come spesso avviene, occorre ribilanciare il tutto facendo un po’ di attività fisica, visto che il nostro corpo è nato per essere allenato e così facendo si vive meglio e più a lungo”.