Come prevenire le patologie dell’occhio da quando si è piccoli fino ai problemi degli anziani. La diagnostica e la microchirurgia oculare hanno fatto passi da gigante. Ne parliamo col dottor Antonio Moramarco.
Oltre ad essere dirigente medico all’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, il Dottor Antonio Moramarco, specializzato in oculistica da 15 anni, collabora da tempo anche con il Poliambulatorio 3C Salute, pur avendo legato, per scelta, la propria professione al Sistema sanitario nazionale e nello specifico all’attività ospedaliera.
Esperto in diagnostica strumentale innovativa per le patologie corneali, per la chirurgia della cataratta, anche con IOL Premium, per la chirurgia refrattiva (laser per miopia, astigmatismo, ipermetropia) e per il cross linking finalizzato al trattamento del cheratocono, il dottor Antonio Moramarco, oltre che al Santa Maria, opera anche presso il Poliambulatorio chirurgico modenese, una struttura con la quale il Poliambulatorio 3C Salute collabora da tempo per esegue interventi di chirurgia e microchirurgia oculare.
“Ho sempre sognato lavorare in un ospedale perché tale attività mi avvicina moltissimo alle necessità reali del paziente – ci racconta con grande entusiasmo il dottor Antono Moramarco – a partire dai servizi di pronto soccorso, fino all’attività chirurgica. Io credo infatti che lo stare vicino al paziente nella quotidianità rappresenti il vero valore aggiunto per ogni medico che creda nella propria professione”.
La prevenzione per evitare maculopatia senile e glaucoma
Dottore, quant’è importante la prevenzione per la salute degli occhi?
“In medicina, in generale, la prevenzione ha rappresentato la componente più significativa degli ultimi 20-30 anni, in quanto, come dice lo slogan, tanto famoso quanto vero, “prevenire è meglio che curare”. Se miglioriamo la nostra qualità di vita quotidiana, riusciamo a evitare che i nostri errori ricadano su noi stessi e quindi anche sulla spesa sanitaria nazionale. La prevenzione per la salute dell’occhio è fondamentale: due delle patologie più invalidanti del sistema visivo, che sono la maculopatia senile, che è la prima causa di cecità nel mondo e il glaucoma, che è la seconda, possono essere prevenuti e quindi evitati mantenendo atteggiamenti corretti nella vita quotidiana. Ad esempio, una corretta integrazione alimentare e uno stile di vita sano sono in grado di ridurre il rischio di insorgenza e/o di peggioramento di tali patologie”.
“La degenerazione maculare senile può comparire tendenzialmente dopo i 65 anni e insorge quando si ha una riduzione di apporto di sostanze vitaminiche che peggiora la qualità degli strati dei tessuti retinici, con un conseguente aumento dei radicali liberi, che vanno poi a incidere su quello che è lo sviluppo della maculopatia. Stesso discorso vale per il glaucoma, per il quale è fondamentale l’attività fisica. Sembra assurdo, ma è così: il movimento previene l’insorgenza del glaucoma perché migliora la circolazione sanguigna che permette al nervo ottico di avere più ossigeno, risultando più forte, tanto da essere anche in grado di contrastare la patologia”.
Quindi l’attività fisica non serve solo a perdere qualche chilo di troppo, ma a riequilibrare tutto l’organismo… occhi compresi?
“Esattamente! Il movimento migliora la vita di tutti i tessuti del nostro organismo, quindi anche quelli dell’occhio, pur essendo così piccoli rispetto al resto del corpo”.
Oltre a maculopatia senile e glaucoma esistono molte altre oculopatia che possano portare alla cecità?
“Certo, basti pensare a una semplice cataratta che, in alcuni posti del mondo, risulta essere una delle maggiori cause di cecità, perché non esiste alcuna possibilità di intervenire chirurgicamente, mentre per noi risulta un intervento ambulatoriale. Anche i disturbi astenopeici, ossia quelli legati all’adattamento dell’occhio nella quotidianità posso arrivare a produrre danni gravi. Mi spiego meglio: noi, abitualmente, non andiamo oltre gli 80 centimetri di profondità di campo in ambienti chiusi, riducendo a 30-40 quando lavoriamo al computer; spesso, infatti, arrivano da me pazienti che lamentano bruciori, fastidi, arrossamento e si immaginano chissà quale patologia, invece non è così… Basta solo cambiare abitudini”.
Cosa intende nello specifico per “cambiare abitudini”?
“I disturbi astenopeici, ossia quelli legati all’adattamento dell’occhio nella quotidianità posso arrivare a produrre danni gravi. Mi spiego meglio: noi, abitualmente, non andiamo oltre gli 80 centimetri di profondità di campo in ambienti chiusi, riducendo a 30-40 quando lavoriamo al computer; spesso, infatti, arrivano da me pazienti che lamentano bruciori, fastidi, arrossamento e si immaginano chissà quale patologia, invece non è così… Basta solo cambiare abitudini”.
È fondamentale iniziare a fare un po’ di “stretching visivo”: l’occhio va considerato come un muscolo e deve distendersi e rilassarsi. Guardare fisso a 30 centimetri non va bene, mentre occorre alternare lo sguardo nel breve, nella media distanza e verso l’infinito. Tutto questo si trasforma in qualità visiva.”