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Allergie, punture d’insetti, problemi cutanei e malattie della pelle – ne parliamo con il Dott. Giuseppe Albertini

dott. Giuseppe Albertini angolo del medico

Le stagioni delle allergie, come prevenirle e curarle. Le punture degli insetti. I problemi cutanei da non sottovalutare. Attenzione ai melanomi: ecco come individuarli. Ne parliamo col dottor Giuseppe Albertini

Allergie e patologie della pelle a volte non sono vissute con la giusta considerazione da parte delle persone, ma problemi che a un occhio non esperto sembrano banali possono invece celare malattie molto più gravi. Di tutto questo, entrando nel dettaglio di svariati argomenti, parleremo con una delle figure più note del panorama medico reggiano, il dottor Giuseppe Albertini, ex-direttore della Struttura complessa di dermatologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia dal 2002 al 2018, nonché ex direttore del Dipartimento di medicina interna e specialità mediche sempre del Santa Maria Nuova dal 2009 al 2012. 

Il dottor Giuseppe Albertini, dopo la laurea in medicina e chirurgia, conseguita nel 1975, si specializza in clinica dermosifilopatica, in allergologia e immunologia clinica e infine in medicina del lavoro. Iscritto a numerose società scientifiche dermatologiche e allergologiche italiane e internazionali, il dottor Albertini, che collabora da anni con il Poliambulatorio 3C Salute di Reggio Emilia, è autore di oltre 150 pubblicazioni.

Dottore, quali sono le forme di allergia più comuni ai giorni nostri?

“Le allergie sono un gruppo molto vasto e coinvolgono la disciplina di Allergologia e Immunologia Clinica; quelle al livello della cute come gli eczemi, le orticarie, le reazioni da farmaci sono molto frequenti e coinvolgono oltre il 10-20% della popolazione; poi troviamo le forme respiratorie ed in particolare le stagionali (pollinosi) con sintomatologia a carico degli occhi (congiuntivite), del naso (rinite) e dell’albero respiratorio (asma bronchiale) dovute a pollini, prevalentemente nel periodo primaverile-estivo, mentre nel resto dell’anno si scatenano soprattutto nell’ambiente indoor a causa di polveri di casa, di peli di animale e via dicendo. Infine, abbiamo tutte le forme legate per esempio al mondo del lavoro. Le allergie o intolleranze alimentari rappresentano un altro problema grossissimo che coinvolge molte persone che hanno o pensano di avere dei problemi, quali la dissenteria e dolori addominali o allo stomaco. Premetto una cosa: si può arrivare ad avere dei problemi anche quando si è molto anziani, mentre di solito si pensa che le allergie siano problemi solo giovanili”.

L’insorgenza delle allergie, come si scoprono e come si combattono.

Come si individua un allergene e come lo si combatte?

Si effettuano dei test di più o meno semplice realizzazione. Per quanto riguarda le reazioni da farmaci, frequenti un po’ a tutte le età, la diagnostica è alquanto difficile: l’unica possibilità sono i test di provocazione che consistono nel somministrare gradualmente uno o pochi farmaci alternativi a quello che ha dato reazioni, sotto stretto controllo medico in ambiente ospedaliero, per poi verificare e terapizzare le eventuali reazioni. Al contrario i patch test per gli eczemi da contatto sono più semplici da realizzare e consistono nell’applicazione di cerotti nella schiena con lettura a 48-72 ore e sono in grado di fornire risposte veritiere al 98-99%. Esistono inoltre i prick test per i pollini, inalanti e micofiti (muffe); si effettuano attraverso gocce di allergeni su con si fanno graffiettini sugli avambracci in grado di fornire risposte immediate e precise: quando non basta l’anamnesi e i prick test,  l’indagine viene completata da esami sierologici (RAST per IgE specifiche). Altre volte, invece, per le allergie alimentari, dopo aver fatto test analoghi a quelli citati in precedenza, è necessario mettere in atto delle diete di eliminazione, ovvero togliere tutti gli alimenti in grado di provocare problemi, per poi reintrodurli cercando di capire qual è l’allergene che crea problemi per poi decidere come intervenire”.

Ci sono allergie che non si possono sconfiggere, penso alle allergie agli acari, che sono un po’ dappertutto o all’allergia al nichel, che si trova in tantissimi cibi e non solo…

L’allergia ai Dermatophagoides ossia agli acari della polvere di casa rappresentano un importante problema che può essere affrontato conoscendo la diagnosi mediante test allergologici e limitando l’esposizione grazie alla profilassi ambientale, alle terapie e ai vaccini antiallergici. L’allergia al nichel è un vasto problema che può avere origine all’interno o all’esterno dell’ambiente lavorativo: è presente in varie attività lavorative tra cui in particolare per chi opera nel settore metalmeccanico. La diagnosi mediante i test epicutanei (patch test) è del tutto sicura; un’idea si può avere già da eczemi in sede di contatto con metalli, come ad esempio nella sede di contatto col bottone del jeans a livello periombelicale o ai padiglioni auricolari (orecchini). E’ davvero molto difficile eliminare il problema. Spesso i pazienti pensano ad alimenti ma nella maggior parte dei casi ci si trova di fronte a un eczema da contatto ed è importante la prevenzione. Le reazioni avverse ad additivi alimentari tra cui il Nichel ma soprattutto solfiti, ecc. sono estremamente rare e la diagnostica prevede test di provocazione in doppio cieco con esiti spesso di non facile interpretazione”.

Ci parli della rinite allergica che può creare non pochi problemi, soprattutto in primavera. Come la si combatte?

Le riniti sono molto frequenti e spesso sono di natura allergica, ma non solo. Le riniti allergiche legate ai pollini e agli inalanti possono essere diagnosticate in modo concreto e sicuro e curati con farmaci sintomatici (spray per il naso, antistaminici, oppure cortisonici); se questo non basta e la rinite comporta un’alterazione della vita di relazione si può ricorrere a immunoterapie specifiche, ossia ai “vaccini” antiallergici: si tratta di estratti di pollini o inalanti prodotti in modo purificato e standardizzato allo scopo di avere un quadro preciso sulla quantità da somministrare. Tali vaccini, oltre che per via iniettiva, possono essere assunti anche con gocce sublinguali o in compresse. Resta ovvio che gli effetti delle allergie si riducono se vengono ridotti i contatti con gli allergeni; utile, nel caso dei pollini, è lavarsi faccia e capelli quando si rientra in casa dopo una lunga esposizione in ambienti con ricca vegetazione. Nel caso di test allergologici negativi ricordo che esistono le rinite vasomotorie di origine non allergica. Esistono inoltre le riniti medicamentose, causate dall’incongruo uso dei medicamenti. Bisogna evitare di utilizzare medicinali senza l’indicazione medica. Ad esempio gli spray nasali con vasocostrittori, che vengono utilizzati quando una persona ha la necessità di risolvere il problema rapidamente, come un viaggio in aereo e si vuole evitare il problema dell’allergia, talora i pazienti possono proseguire nell’utilizzo di tali farmaci e si può provocare un raffreddore cronico con persistenza della secrezione nasale, invece di curarlo”.

Sono più efficaci i vaccini anti-allergici con terapia orale, oppure quelli che si assumono attraverso iniezioni?

“Sono tutti efficaci. Un tempo si consideravano migliori quelli per via sottocutanea, ma ora sono considerati efficaci anche gli altri. Nel caso di somministrazioni sublinguali occorre assumere una dose in due o tre somministrazioni settimanali, mentre con le punture occorre incontrare il medico una volta al mese. Al di là dei miglioramenti che si possono registrare, tali vaccinazioni anti allergiche si proseguono per tre o cinque anni e al 70-80%, al termine del percorso, si ha un netto miglioramento, ma non possiamo parlare di un colpo di spugna, visto che i residui dell’allergia possono anche restare. Ripeto, questi vaccini non sono efficaci per tutti e anche chi migliora radicalmente non è detto che la rinite allergica scompaia del tutto. Ci sono invece vaccini ben specifici, ad esempio quelli contro la puntura di api o vespe, che, come hanno confermato svariati studi specifici, garantiscono una guarigione del 98-99% a differenza appunto dei vaccini contro i pollini e inalanti”.

Vaccini anti Covid: quali i vantaggi e quali i rischi?

C’è una correlazione fra allergia e il coronavirus Covid-19?

“Sono condizioni diverse. E’ chiaro che quando una persona ha una storia di reazioni avverse da componenti che sono anche all’interno di questi vaccini deve stare molto attenta, ma è una situazione rara; analogamente se un paziente ha avuto una storia di shock anafilattici, oppure se ha una ipersensibilità in generale dell’organismo. Ad esempio, esiste una malattia che causa una reattività notevole a tutto, chiamata mastocitosi e in questi casi l’attenzione va messa. La connessone fra Covid e forme allergiche può esserci, tant’è che in alcune province si dà la possibilità di sottoporre le persone che credono di avere dei problemi a visita allergologica all’interno degli ospedali, prima di indirizzarle a sottoporsi a vaccino anti Covid in ambiente protetto, ossia seguiti da un rianimatore al momento della somministrazione. Di questi tipi di interventi, però, più di 7-10 al giorno non si riescono a fare, mentre il numero di vaccini quotidiani “tradizionali” è di diverse centinaia di migliaia di persone per ogni singola provincia”.

Oggi, malgrado la pandemia, ci sono ancora tante persone che sono scettiche sul vaccino? Il vaccino anti-covid non è come un normale vaccino anti-allergico?

“Il vaccino anti covid va raffrontato con altri tipi di vaccini piuttosto che con i vaccini antiallergici: il vaccino antiallergico, in realtà, è una terapia iposensibilizzante specifica, ossia un modo di abituare l’organismo con anticorpi bloccanti di tipo IgG 4 che antagonizzano le IgE, ovvero le immunoglobuline che provocano l’allergia. Il vaccino del Covid si avvicina invece di più a quello antinfluenzale che ha sempre avuto una notevole efficacia”.

Ci saranno ripercussioni, secondo lei, fra venti o trent’anni per chi si vaccina contro il Covid?

“Io credo che ci saranno gli stessi problemi che ha creato eventualmente il vaccino antinfluenzale, che dal lato pratico non ha evidenziato particolari conseguenze. Chi ha una storia di reazioni avverse ai vaccini antinfluenzali, ad esempio, deve valutare attentamente, assieme al medico, se sottoporsi o meno al vaccino anti Covid. Ho diversi pazienti allergici anche in modo grave, compresi quelli che vengono da anafilassi da api o da vespe, che non hanno avuto alcun problema dopo il vaccino. La percentuale di coloro per i quali è consigliato evitare il vaccino anti Covid è comunque davvero bassissima”.

La percentuale di decessi dopo il vaccino anti covid è bassissima, ma esiste. Significa che il vaccino non è perfetto?

“Quelli sono casi isolati che vanno anche documentati e non è detto che siano legati al vaccino. Ci sono esperti a livello nazionale ed internazionale che ci tranquillizzano su questo aspetto”.

Le persone allergiche ai farmaci hanno meno possibilità di essere curate rispetto alle altre?

“In genere le reazioni da farmaci sono legati solo a un tipo di farmaco, non in modo generalizzato. Quando esistono dubbi ci si può preventivamente rivolgere ad esperti che si occupano del problema iatrogeno, ossia da farmaci”.

Le allergie nei bambini. Quando si manifestano i primi problemi.

E’ vero che se un bambino, nei suoi primi due anni di vita, viene nutrito col latte della madre crescerà con un sistema immunitario più forte e quindi con meno possibilità di avere allergie e raffreddori?

“Partiamo dal dire che nei primi giorni di vita del bambino occorre attendere la montata lattea e se il latte non dovesse arrivare subito, sarebbe sbagliato avere frenesia. Di certo, nei primi giorni, non darei altri tipi di latte: aspettare un attimo, anche se c’è un calo fisiologico del bambino, è fondamentale. Inoltre, l’allattamento al seno per almeno sei mesi è consigliato da tutti i pediatri e se dovesse proseguire anche oltre l’anno, fino ai due anni, l’acquisizione del latte materno sarebbe senz’altro un toccasana. Nei primi giorni di vita è invece assolutamente fondamentale, indispensabile, perché l’intestino, ha una maggiore permeabilità, quindi se riceve sostanze estranee può anche allergizzarsi fin dall’inizio; se non arriva subito la montata lattea, conviene di più dare acqua appena dolcificata, aspettando la soluzione naturale prodotta dalla madre”. L

A che età si manifestano le prime forme allergiche?

“Per quanto riguarda i primi mesi di vita non possiamo parlare di forme allergiche, ma di manifestazioni cutanee, come ad esempio la dermatite seborroica, tipo crosta lattea, che non c’entra con l’allergia. Dopo i sei mesi può invece sopraggiungere la dermatite atopica; il problema è abbastanza vasto, tant’è vero che si parla di “marcia allergica”, nel senso che i bambini, nei primi anni di vita, tendono a manifestare la dermatite atopica nel 10% dei casi, una condizione che, in soggetti con tendenza allergica, nel giro di qualche anno può trasformarsi in un’asma bronchiale, mentre la dermatite seborroica sparisce dopo i primi mesi”. 

Nel caso in cui un bambino manifesti shock anafilattico cosa prevede il comportamento corretto?

“Recarsi rapidamente al pronto soccorso o dal medico. In età pediatrica bisogna considerare la possibile allergia alimentare e quindi è molto importante considerare la dieta. Più rara è la genesi da farmaci mentre fino a 16 anni, in genere, le reazioni a punture da api e vespe sono decisamente meno pericolose rispetto agli adulti. Se però avviene uno shock si prendono i provvedimenti del caso, quindi si fa la diagnosi ed eventualmente il vaccino; invece, nel caso di una reazione che non arriva alla perdita di conoscenza o all’asma bronchiale serrata, in genere si tende a tranquillizzare il paziente, perché entro i 16 anni si ha la tendenza a migliorare. Va molto peggio nelle età successive e ancor di più dai 60 anni in poi”.

Punture di insetti. Quali sono i rischi. Come evitare problemi gravi.

Quali sono le punture di insetto in grado di causare uno shock anafilattico?

Tutti gli imenotteri pungitori, quindi le api, le vespe (sia quella da terra, che le vespe cartarie, che fanno i nidi fra le piante e nelle serrande delle finestre) e infine i calabroni, che hanno un serbatoio più capiente, quindi la quantità di veleno superiore. Ogni reazione va sempre valutata attraverso l’esame del sangue per capire se una persona ha un rischio intrinseco oppure no. A livello di intervento diretto occorre applicare subito del ghiaccio. Se si viene punti da un’ape, che lascia il pungiglione nella carne, perché è seghettato, occorre toglierlo subito perché rimane adeso al pungiglione un po’ di intestino che continua a pulsare e a iniettare veleno. Gli altri imenotteri pungitori hanno invece dardo liscio e quindi possono pungere più volte, senza lasciare il loro pungiglione nella carne. Occorre mettere del ghiaccio o comunque qualcosa di freddo; se viene punto un arto è meglio mettere un laccio emostatico a monte, per evitare che venga diffuso il veleno iniettato. In campo entomologico, le manifestazioni più frequenti, soprattutto in primavera e in estate, sono le morsicature di insetti come pappataci, zanzare, trombicule, simulidi, ragni e così via, che possono determinare manifestazioni papulo-pomfoidi con una vescicola centrale, quindi tanti puntini molto pruriginosi che a volte tendono a diffondersi e a ripresentarsi in modo ciclico, quindi anche per settimane e mesi questi sono le condizioni che tendono a tediare tutti questi pazienti che ne sono affetti. Ogni giorno d’estate visito persone che non riescono a spiegarsi questa sintomatologia. Gli insetti possono dare problemi anche soltanto a livello di contatto, essendo potenziali vettori di malattie, come la mosca zeze’ o le zecche. Gli acari della polvere di casa possono provocare problemi respiratori in quanto agiscono da allergeni aerodiffusi. I problemi da insetti, quindi, sono vari e diffusi”.

E’ vero che molti farmaci antistaminici provocano sonnolenza? E’ quindi consigliato assumerli di sera?

“E’ vero, ma quelli di ultima generazione danno molto meno sonnolenza; l’effetto ipnogeno è quanto mai personale, c’è chi lo regge senza problemi; se occorre avere un po’ di sedazione si consigliano quelli di vecchia generazione, magari di sera, per chi invece deve andare al lavoro o alla guida, si consigliano quelli più recenti che danno scarso effetto ipnogeno”.

Si può essere allergici agli anestetici? Si fanno test allergologici prima di un intervento chirurgico sotto anestesia?

“La percentuale di persone allergiche agli anestetici è molto bassa. E’ più frequente l’allergia ai guanti di lattice che agli anestetici. Le anestesie generali sono un cocktail di farmaci che comprendono anche degli oppiacei e per andarli a testare occorre un ambiente congruo, quindi alla presenza di un allergologo assieme al rianimatore. In generale l’anestesia locale non ha grandi rischi e la diagnosi eventuale di possibili reazioni a questi farmaci può essere effettuata da Allergologi con esperienza sull’argomento”.

Intolleranze alimentari. Le stagioni delle allergie. Come curarsi.

Esistono anche tante forme di allergie alimentari. Quali sono le più diffuse? Ci sono metodi per curarle oppure occorre semplicemente evitare determinati cibi?

“Quando si vanno ad indagare gli alimenti occorre valutare di che problema si tratta, quindi occorre fare un’anamnesi attenta sulle cause, dal momento che spesso il paziente non ha idea su cos’abbia determinato il problema. Per effettuare tale indagine occorre utilizzare i cosiddetti prick test, ossia gocce che si mettono sull’avambraccio, con dei graffiettini, per poi verificare le reazioni della pelle. Se ci sono dei dubbi occorre fare il test con un alimento fresco (prick by prick) invece che con le gocce, per avere una reazione più dettagliata. Le allergie e  intolleranze possono essere varie, dal pesce alle uova, dai semi a tantissimi altri alimenti e se emerge qualche allergia può essere anche documentata da un successivo esame del sangue. Le intolleranze sono difficili da indagare: quella al lattosio o al lattulosio, ad esempio, la si individua col breath test che si fa in ambiente di gastroenterologia e questo è un test scientificamente valido. Altri test effettuati con gli esami del sangue, non hanno una credibilità così fondata dal punto di vista scientifico, anche se possono dare un orientamento. Il test “gold standard”, ovvero l’esame diagnostico più valido in assoluto è il test di eliminazione e di successiva reintroduzione in “doppio cieco”, che consiste in una specie di dieta durante la quale vengono assunte capsule che possono contenere un placebo, oppure un liofilizzato delle sostanze indagate. Riepilogando: si parte dalla storia clinica, poi si passa all’esame sulla pelle, agli esami del sangue ed eventualmente alla dieta specifica”.

La biologia molecolare può essere utile nella diagnosi delle allergie alimentari?

“Esiste questo cosiddetto IgE ISAC test, che fa un valutazione non solamente degli allergeni, ma anche di frazioni di allergeni, cioè di parte di molecole di questi, in questo modo all’interno di un certo allergene e di molecole, possiamo capire anche quale sia l’eventuale cross-reattività, che è il rapporto crociato tra alcuni alimenti, tra alcuni pollini e anche tra pollini e alimenti. Ad esempio, ambrosia e sedano o mela con betulla sembrano possano dare problemi, le graminacee coi frutti rossi, oppure il lattice di certe piante può interagire con le banane: si ottengono risultati su 130-140 molecole che possono far capire meglio come stanno le cose”.

Quali sono le stagioni delle allergie e come si possono prevenire gli effetti allergici?

“La stagione per eccellenza delle allergie è la famosa “maledetta primavera”: sto parlando soprattutto della zona della nostra Pianura padana, nella quale le graminacee creano i maggiori problemi da fine aprile a metà giugno; se ci spostiamo in altre zone, nei primissimi mesi dell’anno, subito dopo le feste natalizie, ci sono allergie alle piante arboree, quindi cupressacee, cipresso, tuia, libocedro, ginepro, seguono poi i problemi da betulla, nocciola, ontano e così via, mentre le allergie che arrivano nei mesi successivi, quindi dopo le graminacee, soprattutto al sud sono legate alla parietaria, la cosiddetta erba vetriola-muraiola o agli olivi”.

Insomma, per chiudere l’argomento con un sorriso, la canzone “Maledetta primavera” di Loretta Gocci si riferisce alla nostra regione…

“Sì, è prevalentemente emiliana”!

Dermatologia. Attenzione ai melanomi. Come individuarli e come agire.

Dottor Albertini, lei è anche un noto dermatologo: è stato Primario di Dermatologia all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio e ha fatto crescere diverse generazioni di allergologi e di dermatologi che oggi stanno facendo un ottimo lavoro non solo nel nostro ospedale. Dalla sua esperienza, ci conferma che sono in crescita i casi di melanomi alla pelle?

Grazie per la domanda che mi consente di dire che la disciplina di allergologia in pochissimi posti ha poi portato a reparti autonomi su questo tipo di tema, mentre la dermatologia da secoli si è specializzata come disciplina autonoma. Fin dalla prima metà dell’Ottocento ci sono Cliniche dermatologiche che hanno dato notevole possibilità diagnostica. La pelle è uno dei primi aspetti da osservare, per poi fare analisi morfologiche. Sembra facile indagare un tumore cutaneo come un melanoma perché lo si vede rispetto ai tumori che vengono all’interno del nostro corpo, però ricordiamo che, in genere, perché un tumore negli organi interni dia problemi gravi deve essere superiore a un centimetro di diametro, mentre il melanoma è da prendere in notevole considerazione quando è superiore a un millimetro; sto parlando dello spessore, mentre la larghezza può essere quanto mai varia. Se una persona dubita del fatto che una macchia sulla pelle non sia solo un neo ma un melanoma, può rivolgersi al dermatologo che, attraverso un dermatoscopio, ossia uno strumento a led con luce concentrata, individua le caratteristiche del nevo per poi decidere, magari dopo una successiva analisi, se lasciarlo lì o se asportarlo. Quando viene tolto si fa la biopsia, con successivo esame istologico e conseguente diagnosi da parte dell’istopatologo che determina, con assoluta certezza, se si tratta di un melanoma o meno. Se il melanoma è al di sotto del millimetro di spessore, si continuano a fare i controlli, ma si è molto tranquilli, se invece lo spessore è superiore ai tre o quattro millimetri, la prognosi è preoccupante”.

La terapia, quindi, quando lo spessore è superiore al millimetro, è sempre di tipo chirurgico?

“In ogni caso viene tolto; si toglie un po’ tutto con margini liberi, cioè stando un po’ più in largo, anche in profondità; se è al di sotto del millimetro di spessore altri test non si fanno, altrimenti si fa la biopsia del linfonodo sentinella, poi ecografie ed eventualmente TAC o PET, per capire se la situazione si è limitata a quella macchiolina (che era poi qualcosa in più) o se ha già iniziato a diffondersi ad altri organi. Il linfonodo sentinella, se parliamo della parte superiore del tronco è sotto l’ascella, se parliamo del cuoio capelluto e viso è al livello del collo, mentre se il melanoma è agli arti inferiori o all’addome si trova a livello inguinale”.

Ogni quanto tempo andrebbe fatto uno screening dei nevi?

Una volta all’anno. Se il dermatologo ritiene che ci siano da fare ulteriori controlli se ne fanno anche di più. Quando ci sono pochi nevi e poco significativi si possono fare anche ogni due anni. In pochi rari casi si possono fare anche prima dei 15 anni di vita. Talora si consiglia la Videodermatoscopia o la Microscopia confocale in vivo”.   

Certo, ma come può fare una persona non esperta del settore a capire se i suoi nei possono diventare oggetto di indagine oppure no?

“C’è una banale regoletta dell’ABCDE. In pratica quando il neo diventa Assimmetrico, con Bordatura irregolare, con Colore disomogeneo, con Dimensione superiore ai 6-7 millimetri e quando si è alzato (Elevation) a livello di spessore e è duro e se raddoppia nell’arco di tre-sei mesi ed è duro, occorre andare rapidamente dal dermatologo”.

Dermatiti, psoriasi e altre patologie della pelle. Come combatterle.

Quali tipi di dermatiti ci sono e quali sono le più pericolose e difficili da curare?

Le dermatiti sono praticamente sinonimi di eczema e quindi tendono ad essere delle forme allergiche o irritative; possono inoltre esserci forme di dermatosi, che sono lievemente differenti e sono frequentissime, come la psoriasi che colpisce il 3% della popolazione e spesso può provocare anche manifestazioni molto diffuse. Troviamo anche tante dermatosi da stress, come il lichen planus o l’alopecia (quando si perdono i capelli o altri peli) e altre situazioni come gli esantemi o le reazioni da farmaci che possono provocare eruzioni anche molto diffuse”.

E’ vero che la psoriasi non si può eliminare?

“No, la psoriasi si cura anche se tende a recidivare. Prima di tutto va valutata l’entità del problema: ci sono quelle minime, lievi, medie, medio-severe e gravi. Si procede per step: il primo step prevede raggi ultravioletti, oltre ad applicare pomate; poi si prendono farmaci per bocca, mentre al terzo stadio ci sono nuovi farmaci innovativi e costosi, i cosiddetti farmaci biologici che sono analoghi a quelli che si usano per le malattie reumatiche, visto che spesso la psoriasi va di pari passo con altre patologie come l’artrite psoriasica”.

Che cos’è la dermatite pericolosa?

“Non è pericolosa. Tende però ad avere andamento cronico-recidivante. Può essere sinonimo di crosta lattea nel neonato, mentre dopo la pubertà determina manifestazioni a carico delle zone seborroiche come le pieghe naso-geniene, le sopracciglia e la regione centrotoracica; frequentemente al cuoio capelluto. E’ su base costituzionale ed emozionale”.

Allergia al nichel, asma e problemi respiratori legati a forme allergiche.

Per allergie particolarmente difficili da curare, penso di nuovo all’allergia al nichel, ci sono centri specializzati in Italia in grado di raggiungere risultati certi?

Per quanto riguarda le malattie rare della pelle esistono centri specializzati a seconda della patologia: ci sono ad esempio le dermatosi bollose, che sono malattie autoimmuni e possono creare non poche difficoltà. Per tante altre patologie della pelle abbiamo invece svariati centri termali importanti, come quello di Comano, molto conosciuto per la cura di dermatiti e psoriasi. Per la psoriasi c’è comunque quasi un centro per provincia, quindi non ci sono grossi problemi… Molte volte, le terme sono indicate per le riniti e i raffreddori, mentre per il rapporto asma bronchiale-terme ci sono pneumologi che sono anche non favorevoli”.

A proposito di asma… Può presentarsi in diverse forme, vero? Perché una persona, magari un bambino, viene colpito da asma?

Il broncospasmo può presentarsi sia nei bambini che negli adulti; il problema dei bambini è che un 20% di essi è soggetto a bronco-spasmo. In genere si tratta di forme infiammatorie, quindi tendenzialmente di una bronchite asmatica piuttosto che di asma bronchiale; il 20-25% ha problemi di broncospasmo legati a forme allergiche, mentre il resto dei casi deriva da malattie da raffreddamento”.

Quando ci si accorge di essere asmatici e come ci si cura?

“E’ sempre necessario rivolgersi Medici di Medicina Generale o a Specialisti Pneumologi. L’asma bronchiale viene classificata su quattro livelli: l’asma lieve intermittente, quella che viene episodicamente tanto, anche nei soggetti che hanno riniti primaverili; ogni tanto queste persone possono far fatica a respirare e sentono un fischio che deve essere antagonizzato con dei puff di salbutamolo che riescono a bloccare la situazione. Quando la forma non è intermittente, ma quotidiana, si parla di asma lieve persistente e in questo caso vengono usati prodotti “da comodino”, con un’efficacia su tutto l’arco della giornata, ma non immediata. Se l’asma invece diventa di terzo o quarto grado, quindi medio persistente o severa persistente, si utilizzano anche dei cortisonici e quando la forma è grave si ricorre all’ospedalizzazione.”.

E’ vero che un asmatico ha difficoltà a svolgere attività sportive ed è costretto, nel caso in cui ne pratichi, ad utilizzare un inalatore?

“Per chi fa sport l’asma bronchiale è senz’altro un problema. Tra l’altro esiste anche l’asma da sforzo e allora in questo caso occorre prendere provvedimenti concreti e persistenti. E’ chiaro che tali problematiche vengono valutate a livello di visita medico-sportiva dove, attraverso la spirometria, si individuano i problemi alla fonte”.

Non si rischia di creare una “dipendenza da inalatore”?

“E’ necessario scegliere bene farmaci per non essere vincolati poi per tutta la vita, quindi è importante rivolgersi a degli specialisti. In questo caso effettivamente la valutazione deve essere fatta presso un centro di fisiopatologia respiratoria, che è proprio di pertinenza degli pneumologi e non degli allergologi o dermatologi”. 

Al Poliambulatorio 3C Salute lei esegue anche interventi di chirurgia ambulatoriale? Quali sono i più frequenti?

“Sì, è previsto di eseguire biopsie cutanee, asportazioni con sutura diretta in anestesia locale, diatermocoagulazioni o crioterapie con azoto liquido. Chiaramente quando si asporta un sospetto melanoma, nel momento in cui viene fatto, la neoformazione viene tolta per intero. Quando si pone diagnosi di melanoma, si deve fare anche l’ampliamento, che si potrebbe eseguire anche in ambulatorio ma, visto che dopo l’operazione servono le esenzioni e occorre seguire un percorso specifico che prevede la prescrizione di una serie di accertamenti successivi, il paziente viene indirizzato al Centro Dermoncologico della Dermatologia definito “Ambulatorio Melanoma”, che fondai io stesso in ospedale dieci anni fa, dove il paziente ha la possibilità di essere seguito in modo completo. Vorrei ricordare che il rischio di una recidiva di un melanoma è maggiore in chi lo ha già avuto o nei suoi familiari, quindi è fondamentale controllarsi e far controllare i propri consanguinei”.

E’ vero che più si va avanti con gli anni e più le allergie tendono a scomparire?

“Sì, in generale, a parte le eccezioni di cui ho parlato in precedenza. Il tipo di reattività verso i raffreddori da fieno, ad esempio, dai 55 anni in poi tende quasi sempre ad essere inferiore”.

Chiudiamo con un consiglio per evitare o prevenire allergie?

“Condurre una vita regolare e conoscersi a fondo per poi comportarsi di conseguenza. Per chi ama la montagna, gli acari oltre i mille metri non sono presenti, mentre si può programmare soggiorni marini quando nelle nostre zone vi sono molti pollini di graminacee. Ogni tipo di allergia ha sue caratteristiche per cui bisogna rivolgersi ad esperti”

A cura di Lorenzo Chierici
Ufficio Stampa 3C Salute